La rivincita di Casa di Simini su Borgo Monte Grappa

La prima immagine delle cinque casette del nuovissimo Borgo Monte Grappa sembra un fotomontaggio: si vedono infatti cinque edifici ad un piano, identici, poggiati a terra in un “ambiente irreale”, senza nessuna forma di vita, senza collegamenti... La foto è del 28 ottobre 1930, non a caso ottavo anniversario della marcia su Roma: quelle case, finite o non finite, dovevano essere inaugurate quel giorno, come i caratteristici sette edifici a due piani di Borgo Piave. L'immagine fu scattata dalla terrazza-tetto dello stabile a due piani chiamato ancor oggi, con una certa enfasi, “Palazzo”, costruito nel 1927 come più modesta “Casa dei vaccari”. Ma di quali “vaccari” si tratta? Di quelli della vicina “Casa di Simini” (o Simmeni), dal cognome di un precedente proprietario, una sorta di piccola masseria, appunto solo “casa”, dedita all'allevamento di bovini in stato semibrado. L'esterno della fattoria era stato notevolmente modificato poco prima del 1910 dai “Fondi Rustici”, la società allora proprietaria, in vasto recinto contornato da muro e, su un lato, da un'alta e lunga fila di archi aperti, rifugio per la mandria di bovini sul lato verso sud e per il gregge di pecore dall'altra parte. (I “Fondi Rustici” avevavo dato un forte incrementato all'allevamento di animali di grossa taglia).

Ma quel territorio aveva già vissuto per un paio di decenni un' “esperienza” di importanza vitale per il suo futuro. Verso il 1870, infatti, era divenuto proprietario di quella tenuta (oltre che delle masserie Frigole e Lamia) Federico Libertini, proprio colui che ha dato inizio alla storia moderna di tutto quel territorio. ù

Da subito nelle terre della Casa di Simini il nuovo padrone aveva avviato massicci lavori di bonifica, molto costosi, costruendo canali, prosciugando paludi, mettendo a coltivazione nuove campagne... Sappiamo che poco dopo il 1890 Libertini fu costretto dal tribunale a subire il fallimento e che le sue proprietà passarono alla creditrice Banca d'Italia. Ma sappiamo anche che i pregevoli risultati dei suoi grandi progetti (chiamati anche “sogni”) furono più volte ammirati di persona, pochi anni dopo, da ministri e grosse personalità e che non a caso Roma incluse, oltre al territorio di Frigole, anche le terre di Casa di Simini nella grande bonifica nazionale decisa nel 1900.

Altre sono poi le vicende della “Casa”, a partire dal anni Cinquanta del Novecento (allevamento di fagiani, sede dei cacciatori...), rimasta comunque sempre poco notabile dalla frequentata strada che le passa davanti. La rivincita: a quelle cinque case del 1930, magari modificate nel tempo, e a tutte le altre costruite dopo il 1950, la gente fece recuperare, un po' modificato, l'antico nome che ora è Case Simini, mentre ancora sopravvive sul territorio qualche cartello con la scritta arrugginita di “Borgo Monte Grappa”.