Intervista ad Antonio Barbato

LA CASERMA DELLA MARINA DI BORGO PIAVE

60 ANNI DI CONVIVENZA CON LA COMUNITA’

Capo Barbato, classe 1951, da Frattamaggiore in provincia di Napoli, ci racconta la sua testimonianza sulle “case della Marina” di Borgo Piave. Così infatti era chiamata dalla comunità la caserma sorta nei primi anni ’40 nei locali costruiti alcuni anni prima dall’Opera Nazionale Combattenti per ospitare operai delle bonifica e contadini, che furono poi requisiti per fare spazio al presidio della Marina militare.

Antonio iniziò il corso di radiotelegrafista in marina a soli 16 anni e, prima di arrivare a Borgo Piave nel 1975, fu imbarcato per alcuni anni. A Borgo Piave era stata realizzata una delle tre stazioni radio-goniometriche della Marina Militare (le altre due erano a Sottomarina di Chioggia e a Pula di Cagliari) conosciute a livello internazionale perché svolgevano una funzione importante per tutto il mediterraneo; ma qual era questa funzione? Ci risponde Capo Barbato “Il servizio che svolgevano le stazioni RG consisteva nel comunicare alla navi mercantili il proprio ‘punto nave’ cioè la posizione in mare attraverso i calcoli appunto radio-goniometrici svolti congiuntamente dalle tre stazioni della Marina Militare. Oggi ci sono i GPS addirittura sui nostri telefonini, che ci danno la posizione attraverso i satelliti, ma fino al 1975-76 erano necessari calcoli complessi.”

E dopo? Qual è stata la funzione del presidio di Borgo Piave. “Successivamente è stato trasformato in stazione metereologica, che è rimasta in funzione fino alla chiusura del presidio nel 2001. In realtà gli strumenti tecnologici non erano nel Borgo, ma vicino alla masseria Olmo, sulla via Vecchia Frigole. Nelle ‘Case della Marina’, sulla Piazza del Borgo, c’era soltanto la caserma, dove risiedevano i militari di leva, il personale tecnico e i graduati. In tutto, nei primi anni, erano ospitate fino a 70 persone, che sono poi man mano diminuite fino ad una trentina con la perdita di importanza del presidio.”

I marinai di leva erano sottoposti ad un addestramento tecnico? “No. In realtà svolgevano soltanto mansioni di manutenzione della caserma, mentre le funzioni di controllo degli strumenti tecnologici erano svolti dai graduati e da personale tecnico non militare.”

Quali erano i rapporti tra il personale della caserma e la comunità di Borgo Piave? “Assolutamente buoni, anzi direi ottimi. C’era cordialità, collaborazione, rispetto reciproco. Probabilmente ha giocato nel favorire rapporti positivi la simpatia e la cordialità del Comandante Capo Tizzoni, sempre aperto e disponibile a favorire i rapporti con la comunità. Molto spesso i ragazzini venivano accolti per giocare a calciobalilla con i giovani di leva o tra di loro. Il giorno di Santa Barbara, la protettrice della Marina Militare, si teneva un festeggiamento a cui si invitavano anche gli abitanti del Borgo. In caso di necessità i militari intervenivano per portare aiuto, magari anche solo per trasportare in città chi aveva problemi urgenti di salute. Poi si sono succeduti al comando capo Bolelli, Capo Quagliotti, Capo Siciliano, che hanno continuato a favorire un clima favorevole e una convivenza positiva.”

Clima favorevole che ha prodotto anche tanti matrimoni! “In caserma c’erano tanti bei ragazzoni, giovani e magari timidi, ma ci pensavano le ragazze del posto a farsi notare. Ci sono stati molti matrimoni: Biagio, Mimmo, Michele, Emilio, Rosario sono convolati a nozze stabilendo a Borgo Piave la loro residenza, anche se il servizio in Marina richiedeva periodi di imbarco o la loro presenza a Taranto o a Brindisi. Roberto, Giovanni dopo il servizio di leva hanno continuato a vivere nel Borgo, ma ci sono stati anche altri matrimoni tra militari, di cui non ricordo i nomi, e ragazze del luogo che poi si sono trasferiti altrove. Ricordo come prendevamo in giro Biagio perché stava sempre a guardare nella casa di fronte, dove abitava la ragazza che poi è diventata sua moglie: ‘Ti consumi il nervo ottico a forza di guardare!’ gli dicevamo.”

Anche tu sei rimasto a Borgo Piave “Anche se mia moglie è della mia zona di nascita abbiamo deciso di rimanere qui a Borgo Piave dopo la pensione, perché ci siamo trovati bene, perché ci piace. Addirittura i miei suoceri si sono trasferiti in una casa vicino alla nostra perché era un posto tranquillo e amavano la campagna, e la sorella di mia moglie si è sposata con una persona del Borgo. Una cosa che mi fa molto piacere è la simpatia e il rispetto che la gente del luogo mi ha accordato e continua ad accordarmi.”

(Interviene la signora Assunta, la moglie) “All’inizio ero un po’ sconcertata dal fatto che tutti mi chiamavano signora e poi mi davano del tu. Non capivo il perché, a Napoli si usa dare il ‘voi’ alle persone non di famiglia. Poi mi hanno spiegato che nel vostro dialetto non esiste il voi o il lei ma soltanto il tu, anche se ci si rivolge alla persona chiamandolo ‘Ssignuria’. Sto bene. Mi piace il luogo e la gente.” La breve intervista finisce con un buon caffè, napoletano ovviamente. (a cura di Ernesto Mola)